Un territorio, una storia familiare

In provincia di Avellino, a due passi da Montefalcione, cittadina potente già sotto gli Etruschi e avente una falce (simbolo del lavoro contadino) nello stemma comunale, si trova l’azienda agricola Donnachiara “vocata” – per tradizione, territorio e precisa scelta della famiglia Petitto che ne è proprietaria – alla produzione delle tre Docg irpine: Fiano di Avellino, Taurasi e Greco di Tufo, oltre che dei tradizionali Aglianico e Falanghina, a cui si è aggiunto il Coda di Volpe a partire dalla vendemmia 2011.

Un’azienda che ha visto sorgere la sua moderna cantina nel 2005 ma con vigneti che vantano proprietà antica e conduzione quasi tutta al femminile, fino a quella attuale di Ilaria Petitto, studi di diritto, messi nel cassetto per dedicarsi allo sviluppo delle uve e dei vini del territorio. Ilaria è supportata da sua madre Chiara, nipote di Donna Chiara Mazzarelli Petitto, alla quale è stata dedicata l’azienda.

Un giusto omaggio alla nobildonna che ben oltre un secolo fa aveva saputo condurre con grande capacita l’attività agricola di famiglia dando particolare sostegno e valore proprio alla viticoltura. In tempi particolarmente difficili, quelli attraversati da due conflitti mondiali e con un marito, Antonio Petitto, impegnato altrove, colonnello medico della Croce Rossa Italiana, attivo in quel periodo nel campo di concentramento di Mauthausen, in Austria.

Chiara Mazzarelli nasce nel 1883 da una famiglia nobile originaria di Maiori in Costiera Amalfitana. Figlia femmina, andò in moglie al nobile medico chirurgo Antonio Petitto di Avellino. La famiglia Petitto era stata insignita del titolo nobiliare di Marchesi direttamente dal Re d’Italia alla fine del 700. I possedimenti della famiglia spaziavano tra Montefusco, Montemiletto , Venticano e Torre le Nocelle, tutti paesi della provincia di Avellino.

Nell’originario stemma di famiglia, scelto,in versione stilizzata, come logo aziendale, si ritrova tutta la simbologia legata al casato nobiliare: nella parte superiore la corona con numerose gemme preziose, ad indicare l’importanza della famiglia e la vastità dei possedimenti terrieri. Poi lo scudo sottostante diviso a metà, a sinistra la quercia con le tre stelle ,che rappresentano i castelli di proprietà della famiglia, situati in Montefusco, Montemiletto e Castel del Lago.

La parte destra dello scudo divisa in due, in alto è visibile l’aquila simbolo del contributo della famiglia e dei suoi condottieri distintisi in battaglia. In basso nella parta destra dello scudo,infine, un esempio di “opus reticulatum” tecnica di costruzione di edifici privati di lusso all’epoca dell’Impero Romano, che venne imposta dall’Impero anche alle province , tecnica che trova il suo epicentro tra Lazio e Campania e che nei secoli ha assunto il significato di cultura egemone, un fattore di romanità e l’adesione ai modelli imposti dal governo centrale.